Perché si parla di stampa a Subiaco?
Probabilmente è su invito del cardinale Nicola Cusano che i due chierici Arnold Sweynheym e Conrad Pannartz, già tipografi nella bottega di Fust e Schoeffer a Magonza, raggiungono nel 1464 Subiaco, dove i monaci benedettini li accolgono creando le condizioni che consentono loro di impiantare la prima tipografia d’Italia. Ma perché proprio Subiaco? I motivi sono molteplici. La nutrita presenza di monaci tedeschi in Abbazia, la ricca biblioteca monastica, il fiorente scriptorium, il legame dei due stampatori con intellettuali come Torquemada e Cusano, la vicinanza con Roma… l’unica certezza è che non si trattò di una scelta dettata dal caso. Sweynheym e Pannartz stampano a Subiaco i primi libri a caratteri mobili della storia d’Italia, a partire dall’opuscolo Donatus pro puerulis (la grammatica latina di Elio Donato) e proseguendo con il De oratore di Cicerone, il primo libro vero e proprio, realizzato nel 1465. La Biblioteca di Santa Scolastica possiede ancora esemplari di alcuni dei testi citati: la visita alla sua area espositiva permette di osservare da vicino il lavoro degli amanuensi e dei primi tipografi. Da parte sua il MACS ricorda il primato di Subiaco nell’area dedicata alla stampa, che custodisce anche la riproduzione fedele del torchio utilizzato da Sweynheym e Pannartz, opera del professor Giovanni Meroni.